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L'autenticità della Sindone

 

 

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SOMMARIO

M. Borrini and L. Garlaschelli, A BPA Approach to the Shroud of Turin

Una riflessione del Custode pontificio della Sindone

Dichiarazione del prof. Paolo Di Lazzaro

Commenti del CIS

A. Sánchez Hermosilla, Respuesta al artículo “A BPA Approach to the Shroud of Turin”

Collegamenti

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Commenti del CIS

 

Sindone: i test sulle macchie di sangue esigono nuovi studi

Hanno usato le tecniche dell'antropologia forense, quelle note agli appassionati dei thriller e di Csi, per valutare l'autenticità della morfologia delle macchie di sangue presenti sulla Sindone, il lenzuolo che, secondo la tradizione cristiana, ha avvolto il corpo di Gesù dopo la crocifissione. Lo studio, pubblicato sul Journal of Forensic Sciences, indica che una parte importante di quelle tracce di sangue non sarebbe compatibile con la posizione del corpo, né sulla croce, né disteso nel sepolcro. Gli autori della ricerca sono due italiani: Matteo Borrini - antropologo forense che insegna alla John Moores University di Liverpool, autore nel 2008 del ritrovamento della «vampira di Venezia» - e Luigi Garlaschelli, chimico, docente dell'università di Pavia e membro del Cicap, il «Comitato Italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze».

Ma la ricerca solleva non pochi dubbi, come sottolineano i dirigenti del Centro Internazionale di Sindonologia. Il fisico Paolo Di Lazzaro, dirigente dell'Enea e vice direttore del CIS, invita innanzitutto a stare in guardia dalle semplificazioni. «Nessuno, né tanto meno gli autori della ricerca, hanno parlato di macchie di sangue false, ma di colate di sangue non del tutto compatibili con la posizione di un individuo morto sulla croce e poi deposto su un lenzuolo».

La prima obiezione è proprio sullo studio, che non è affatto nuovo. «Fu presentato nel 2014 a un congresso di medicina forense negli Stati Uniti 1 - spiega Di Lazzaro - ma non venne pubblicato date le perplessità sollevate sull'attendibilità dei risultati». Ora, con l'aggiunta di qualche altro esame, l'indagine ha trovato un suo spazio sui media. Ma i dubbi permangono.

Blood Pattern Analysis

Borrini e Garlaschelli avrebbero usato per il loro esperimento una sacca di sangue, i cui rivoli avrebbero fatto scorrere, grazie a una cannula, dal polso. Ne avrebbero poi osservato le colature dal braccio, spostandone le angolazioni. E avrebbero concluso che le macchie più simili a quelle presenti sulla Sindone erano quelle ottenute col braccio quasi in verticale. Di qui - da questo ipotetico errore - avrebbero tratto conferma all'ipotesi di un'immagine costruita ad arte da un «falsario medioevale», «falsario - sottolinea Di Lazzaro - capace tra l'altro di realizzare quanto a oggi, con le attuali conoscenze, non riusciamo a riprodurre».

Di fatto la Blood Pattern Analysis (BPA) si occupa della ricostruzione della dinamica di un evento criminoso, a partire dallo studio delle tracce di sangue presenti sulla scena del delitto. Chiarisce il prof. Nello Balossino, vicedirettore del CIS e direttore del Museo della Sindone, nonché criminologo e docente universitario di elaborazione dell'immagine: «Si prendono in considerazione forma, dimensione e disposizione delle tracce ematiche, riconducendole a una precisa categoria. Scopo primario della BPA è, dunque, quello di ipotizzare lo svolgimento dei fatti, durante e dopo l'evento delittuoso, muovendo dalla valutazione delle informazioni statiche, per poi arrivare a determinare l'azione dinamica. Si tratta di un processo inverso: le macchie di sangue conducono alla loro sorgente, alla posizione dell'aggressore e della vittima».

Fra le categorie delle tracce di sangue è importante il flow pattern o pattern da sangue fluente che si forma in seguito alla fuoriuscita di una certa quantità di sangue da una ferita. «La quantità è funzione della ferita - puntualizza Balossino - e verosimilmente della forma e consistenza dell'oggetto lesivo, mentre la dispersione e l'accumulo di sostanze ematiche sono influenzate dall'azione della forza di gravità, dalle caratteristiche morfologiche della superficie stessa e dal movimento del soggetto».

Sta di fatto che la ricerca di Borrini e Garlaschelli anche a livello di metodo pare lasciare ampi margini alla discrezionalità.

Il sangue dell'uomo della Sindone

Prosegue Di Lazzaro: «Il primo problema che si era presentato era legato all'uso di anticoagulante, indispensabile per conservare il sangue nella sacca. Il liquido scorreva infatti fluido dalla cannula, tanto da parere acqua colorata». Una situazione che certo era ben distante da quella della crocifissione. «L'uomo della Sindone era stato torturato, non mangiava, né beveva da almeno un giorno. Era disidratato e messo alla prova anche dal patibulum, il braccio orizzontale della croce, che aveva dovuto portare sino in cima al Calvario. Il suo sangue doveva essere più denso del normale e dunque i rivoli fuoriusciti dalle ferite non possono trovare termini di paragone in un test di laboratorio, né per la direzione presa, né per la velocità di scorrimento». Altra importante variabile è l'epidermide. «La pelle di Cristo era quella di un uomo sotto stress e reduce da pestaggi e ripetute cadute. Oltre che gonfia di ematomi, doveva essere incrostata di sudore, sangue e terriccio». Ancora una volta uno stato non confrontabile con quello di un braccio pulito e liscio. «E certo le tumefazioni e la sporcizia hanno inciso sul corso preso dal sangue».

Più in generale, «il tentativo di riprodurre le macchie con una sacca di sangue posta all'altezza del polso appare superficiale ed approssimativo - considera ancora Walter Memmolo, di professione medico, responsabile della Delegazione del Sud e Sicilia del CIS: il sangue dalla sacca è stato fatto defluire liberamente sull'arto. Sull'uomo della sindone il sangue drenava sulla faccia dorsale dell'avambraccio dal polso fissato dal chiodo e aderente strettamente al patibulum, situazione questa che condizionava, associata alle altre concause, il deflusso ematico». Ora, - puntualizza Memmolo - «è impossibile un esperimento di questo tipo senza considerare la concentrazione del sangue, la sua velocità e modalità di caduta, la qualità del tessuto cutaneo con gli annessi, i movimenti sulla croce di un uomo crocefisso più di 2000 anni fa, di cui non si possono conoscere tutti gli elementi utili all'indagine». «Inoltre - incalza Balossino - non si tiene conto di un dato fondamentale: la localizzazione della sorgente ematica». Borrini e Garlaschelli avrebbero scelto un punto dove abitualmente viene collocato il chiodo. «E se così non fosse? Dato iniziale modificato, traiettorie modificate».

Nella ricerca non vengono specificate neppure le condizioni ambientali del locale dove si è svolto l'esperimento: temperatura, umidità, pressione. Riflette Memmolo: «Sono dati che andavano comunque indagati per avvicinarsi alle presumibili condizioni ambientali dell'epoca».

La «cintura di sangue»

Le conclusioni della ricerca vengono peraltro contestate a tutto campo. Secondo lo studio parrebbe «improbabile» anche la cosiddetta «cintura di sangue», colatura che si addensa sul bacino e probabilmente proveniente dal costato. «In questo caso l'esperimento è stato realizzato facendo colare con una spugna sangue sintetico su un manichino». Ma davvero su questo terreno fare ipotesi è praticamente impossibile considerata l’infinità di variabili che corrono tra la realtà e un esperimento di laboratorio. Osserva Di Lazzaro: «La Sindone potrebbe per esempio essere servita non solo per avvolgere il corpo, ma anche per trasportarlo al sepolcro, afferrandolo per le braccia e per i piedi. Di qui il ristagno del sangue al centro». E anche su questo fronte non mancano peraltro perplessità di ordine metodologico. Precisa Balossino: «La sperimentazione condotta da Garlaschelli circa la cintura di sangue non è un processo inverso ma diretto: vale a dire che è imposta una sorgente di sangue (non considerando la dimensione della ferita, la morfologia, la viscosità del sangue). E non si considera l'azione di modificazione della propagazione del materiale ematico dovuta alla superficie della pelle umana che presenta tessitura diversa in ogni individuo. Inoltre non si introduce alcun movimento del soggetto». È quindi evidente che non vi possa essere compatibilità fra la morfologia della cintura di sangue della Sindone e i risultati dell'indagine. «A detta degli autori la morfologia da loro ottenuta sperimentalmente appare non realistica ma nulla dicono circa come dovrebbe essere quella realistica. Infine, non si ha la certezza che la fuoriuscita di sangue dalla ferita al costato possa essere simulata con una spugna intrisa di sangue. Nulla si sa inoltre circa la diversa consistenza del sangue al momento dell'evento”.

Lo studio sarebbe inoltre falsato da un altro non secondario vizio: «Appare strano che nella bibliografia si faccia cenno solo ad articoli sulla BPA che sono autocitazioni - osserva Balossino. La scienza della BPA ha prodotto negli anni numerose pubblicazioni alcune delle quali sono fondamentali e di base»

Spazio alle indagini serie e costruttive

Conclude Di Lazzaro: «Ogni esperimento è ben accetto, ma prima di trarre qualsiasi conclusione uno scienziato serio deve tener conto dei limiti della sperimentazione e deve lasciare margini aperti a parametri sconosciuti. Per questo considererei i risultati della ricerca interessanti ma solo preliminari, in attesa di altre più puntuali sperimentazioni, che siano in grado di riprodurre condizioni realistiche delle colature di sangue sul corpo di un crocifisso, tenendo conto della presenza sulla pelle dell’uomo della Sindone di terriccio, sporcizia, sudore, ematomi e dell’accentuata viscosità del sangue dovuta alla forte disidratazione».

Il Centro Internazionale di Sindonologia opera in questa ottica, che ritiene essere la corretta impostazione scientifica. A differenza di tante realtà, come anche quella in questione, che presentano le loro ricerche in termini dogmatici fondate su convinzioni preesistenti, sia a favore sia contro la tradizione che accompagna la Sindone, il Centro si colloca su una posizione di neutralità, nel rispetto della corretta dialettica scienza e fede, applicando la critica scientifica, aperto a qualsiasi risultato purché scientificamente coerente.

 

 

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1 Cf. M. Borrini and L. Garlaschelli, A BPA Approach to the Shroud of Turin, in Journal of Forensic Sciences, 2018, p. 1, nota con *: «Presented at the 66th Annual Scientific Meeting of the American Academy of Forensic Sciences, February 17-22, 2014, in Seattle, WA; and the 67th Annual Scientific Meeting of the American Academy of Forensic Sciences, February 16-21, 2015, in Orlando, FL».

 

 

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