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La santa Sindone di Torino |
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Subito dopo l’ostensione, dall’8 al 13 ottobre, la Sindone fu oggetto di una serie di esami, che costituiscono le basi delle conoscenze scientifiche della stessa, da parte di 44 scienziati che presero parte allo STURP (Shroud TUrin Research Project) per un totale di 120 ore. L’idea di formare una equipe che potesse effettuare indagini scientifiche direttamente sul Telo venne a due ricercatori statunitensi, Eric Jumper e John Jackson, quando nel 1976, presso i Sandia Laboratories, fu sottoposta alla analisi del VP-8 una foto della Sindone scattata nel 1931 da Giuseppe Enrie. Il VP-8 Analyzer è un dispositivo analogico, progettato nel 1960, capace di convertire la densità di una immagine (chiari e scuri) in rilievo verticale. Quando l’analisi viene applicata a normali fotografie, il risultato è quello di avere immagini imprecise e distorte. Tra il 2 ed il 3 settembre 1978, dopo due anni di preparazione, i ricercatori americani che entrarono a far parte dello STURP, si trovarono riuniti insieme per la prima volta ad Amston, Connecticut, per pianificare il programma di ricerca e testare le attrezzature da trasferire a Torino, compreso il tavolo basculante sul quale adagiare la Sindone. Questo incontro è noto come Dry Run. La sera dell’8 ottobre, al termine dell’ostensione, la Sindone fu trasferita nel Palazzo Reale di Torino, adiacente alla Cappella Guarini, dove ebbe inizio il complesso di esami scientifici secondo il programma autorizzato dalle Autorità Ecclesiastiche e dal proprietario della Sindone, Re Umberto di Savoia. Perché fosse concessa l’approvazione, i ricercatori dello STURP si impegnarono ad effettuare test non invasivi e/o distruttivi, in modo da non arrecare nessun danno al Telo per un periodo di tempo ben definito (120 ore), con la finalità di determinare come si fosse formata l’immagine. Dopo aver sistemato le attrezzature, che furono tempestivamente sbloccate alla dogana, ed il tavolo basculante in acciaio inossidabile, costruito per permettere lo studio della Sindone in posizione orizzontale e verticale, i cui pannelli, a causa delle tracce di corrosione, furono sostituiti con lamine d’oro, iniziò il programma di ricerca. Gli italiani Giovanni Riggi e Pierluigi Baima Bollone con Max Frei iniziarono le indagini prima degli americani.
Fu prelevato da Baima Bollone un frammento da una macchia di sangue. Tutte le operazioni vennero documentate da Barrie Schwortz, fotografo ufficiale, che trascorse nella sala degli esperimenti 105 delle 120 ore di studio. Il programma iniziò con l’effettuazione di una serie di fotografie con una macchina Hasselblad, montata su un binario rotante, e servendosi di una pellicola in bianco e nero ad alta risoluzione Kodak SO (Special Order) 115, messa a punto appositamente dalla Casa. La fotografia è stata una tecnica di primaria importanza nello studio della Sindone rispetto all’obiettivo iniziale: dimostrare in che modo si era formata l’immagine. Sulla pellicola in bianco e nero venivano usati dei filtri per la separazione dei colori e, successivamente, l’immagine poteva essere elaborata a colori, secondo la tecnica utilizzata dalla NASA. Furono impiegati tre tipi di fotografia: Copertura a fotomosaico (si possono riunire tutte le immagini in sezioni più piccole, ma con risoluzione più alta);Fu, così, possibile costruire una mappa della Sindone che risultò utile anche dopo la radiodatazione.
Invece, i quattro angoli della Sindone presentavano colori differenti, per la presenza di materiale di diversa composizione chimica dal resto della Sindone (questo dato non fu preso in considerazione dai Laboratori che radiodatarono la Sindone nel 1988). La Sindone venne esaminata alla Rx-grafia: vennero scattate 42 lastre. Con tale esame si voleva determinare se sulla Sindone vi fosse materiale aggiunto: se si fosse trattato di vernice, questa avrebbe contenuto piombo, la cui presenza venne così esclusa. Per evitare qualunque tipo di danno al Lino, furono usati Rx a bassa potenza per 20 minuti di esposizione ed a 2 metri di distanza. Per completare le informazioni ottenute dalla radiografia convenzionale, furono condotte indagini con Rx-grafia in fluorescenza, con la quale si può determinare la presenza qualitativa e quantitativa di un elemento della Tavola Periodica. Questa indagine è stata utile per stabilire se sulla Sindone ci fossero pigmenti cromatici ed in quale quantità: non ne furono riscontrati, per cui la Sindone non è un dipinto. Inoltre non fu riscontrata alcuna differenza quali-quantitativa di elementi presenti sulla immagine rispetto ad altre superfici del Telo dove l’immagine non c’è. Vi è una distribuzione sul Lenzuolo di calcio e stronzio, che sono elementi trasportati per via aerea e depositatisi durante le ostensioni all’aperto. La Rx-grafia in fluorescenza ha evidenziato che le macchie di colore rosso, che, successivamente, Adler ha dimostrato essere sangue umano, non sono un elemento aggiunto, in quanto non vi è immagine al di sotto, e contengono ferro. Le indagini a Raggi infrarossi La termografia all'infrarosso può essere definita come l'arte di trasformare un'immagine ad infrarossi in un'immagine radiometrica che ne consenta di leggere i valori della temperatura. L'energia termica, o ad infrarossi, risiede nello spettro non visibile perché la sua lunghezza d'onda è troppo lunga per essere scorta dall'occhio umano. Si situa in quella parte dello spettro elettromagnetico che percepiamo come calore. Qualsiasi oggetto ad una temperatura superiore allo zero assoluto emette radiazioni all'infrarosso, invisibili all'occhio umano. Anche oggetti che sappiamo essere molto freddi, come i cubetti di ghiaccio, emettono radiazioni infrarosse. Spettroscopia visibile UV Il nome spettroscopia deriva dal latino spectrum, che vuol dire immagine. Questa disciplina racchiude in sé l’insieme delle tecniche, dette appunto spettroscopiche, attraverso le quali è possibile ottenere informazioni sulle proprietà strutturali dei corpi, studiando l’interazione della materia con l’energia elettromagnetica. La radiodatazione Sarebbe superfluo discutere della radiodatazione del 1988 in quanto non è ritenuta attendibile. Anomala sede del prelievo (se si fossero prese in considerazione i test dello STURP, sarebbe stato evidente che la sede aveva una maggiore densità rispetto alle altre zone della Sindone); A questo punto è d’obbligo domandarsi: lo STURP raggiunse l’obiettivo di determinare come l’immagine sulla Sindone si fosse formata ? Questa domanda non ha ancora risposta. Tuttavia le informazioni che lo STURP raccolse nelle 120 ore di studio costituiscono la base delle conoscenze scientifiche sulla Sindone che rispettano il rigore scientifico della ricerca. Riportiamo le risultanze dello STURP (testo tradotto dall’originale in inglese): «Nessun pigmento, vernice, colorante o macchie è stato trovato sulle fibrille. Raggi X, fluorescenza e microchimica escludono sulle fibrille la presenza di vernice utilizzata come un metodo per creare l'immagine. UV e valutazione ad infrarossi confermano questi studi. L’analisi computerizzata dell'immagine e l’analisi mediante un dispositivo noto come analizzatore di immagini VP-8 mostrano che l'immagine è unica con informazioni tridimensionali codificate in essa. «Il problema fondamentale da un punto di vista scientifico è che alcune spiegazioni che potrebbero essere sostenibili da un punto di vista chimico, sono precluse dalla fisica. Al contrario, alcune spiegazioni fisiche che possono essere coerenti, sono completamente precluse dalla chimica. Per una spiegazione adeguata per l'immagine della Sindone, si deve avere una spiegazione che sia scientificamente valida sotto il profilo chimico, fisico, biologico e medico. Al momento, questo tipo di soluzione non sembra essere ottenibile dai migliori sforzi dei membri del team Sindone. Inoltre, esperimenti di fisica e chimica con tessuti vecchi non sono riusciti a riprodurre adeguatamente il fenomeno presentato dalla Sindone di Torino. Il risultato scientifico condiviso è che l'immagine è stata prodotta da qualcosa che ha provocato l'ossidazione, disidratazione e coniugazione della struttura polisaccaride delle microfibrille del tessuto stesso. Tali cambiamenti possono essere duplicati in laboratorio da alcuni processi chimici e fisici. Un simile tipo di modifica nel lino può essere ottenuta con acido solforico o calore. Tuttavia, non ci sono metodi fisici o chimici noti che possano spiegare la totalità dell'immagine, né una qualsiasi combinazione delle circostanze chimiche, fisiche, biologiche o mediche può spiegare adeguatamente l'immagine.» Quindi, la risposta alla domanda di come l'immagine sia stata prodotta, rimane, oggi come in passato, un mistero. Possiamo concludere per ora che l'immagine della Sindone è quella di una vera e propria forma di un uomo flagellato e crocifisso. Non è il prodotto di un artista. Le macchie di sangue sono composte di emoglobina, ed è stato effettuato un test positivo per l'albumina sierica. L'immagine è un mistero continuo e fino a quando non saranno fatti ulteriori studi chimici, forse da questo gruppo di scienziati, o forse da alcuni scienziati in futuro, il problema rimane irrisolto”. Le prospettive di ricerca investono: il tessuto; L’esperienza dello STURP può considerarsi come un modello di ricerca regolato da metodo scientifico, evidente nella lunga preparazione del programma e dal rigore scientifico con il quale è stata condotta la pianificazione e la realizzazione del programma di ricerca. I ricercatori dello STURP meritano di essere ricordati ed alla fine del presente lavoro è doveroso almeno menzionare i loro nomi. Lo STURP ha raccolto una miriade di informazioni, sebbene lasci irrisolto il mistero della formazione di una immagine perfetta. Ed alla fine di questo excurcus sul lavoro del team, guardando l’immagine del volto dell’Uomo della Sindone, mi sento di poter dire, con Paolo VI: «È Lui, Gesù di Nazaret». I Ricercatori Americani membri dello STURP:
Joseph S. Accetta, Lockheed Corporation
Walter Memmolo |
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«Tuam sindonem veneramur, Domine, et tuam recolimus passionem» La nuova teca in cui è riposta la Sindone |
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